Oggi, trasferimento a Jaipur. È un viaggio di 6 ore in macchina (con auto e autista forniti dall’hotel, ché in treno era tutto esaurito) per coprire solo 250 Km e imparare nel tragitto qualcosa di più sul rapporto fra gli Indiani e la strada e sull’India in generale. In teoria sarebbe una grande autostrada a tre corsie, in pratica è qualcos’altro di non semplicemente definibile in cui succede di tutto: a parte l’idiosincrasia degli autisti indiani al concetto di “corsia”, per cui si procede slalomeggiando fra i camion a colpi di clacson, nel tragitto s’incontra chi fa manovra, chi viene contromano, chi si ferma, chi attraversa la strada a piedi. Ogni tanto si attraversa un centro abitato, e allora l’autostrada diventa una via di paese, con miriadi di scalcagnate botteghe che si affacciano sulla strada polverosa, auto parcheggiate in carreggiata, gente che va e viene, vacche brade al pascolo fra cumuli d’immondizia, carretti trainati da dromedari, e chi più ne ha più ne metta. Un viaggio istruttivo e che dà molto a cui pensare.
Jaipur infine mi accoglie con delle viste mozzafiato, ma di fare il turista se ne riparla domani.
Jaipur infine mi accoglie con delle viste mozzafiato, ma di fare il turista se ne riparla domani.
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