martedì 31 dicembre 2013

L'hotel



In sé, non è niente di che. Ma è ad Akihabara, il distretto nerd di Tokio. E da cosa si vede, chiederete voi?


Per esempio, dal fatto che è proprio accanto a un Maid Café.

Tokyo, giorno 3

Giornata di lavoro, incentrata sulla presentazione su fumetto italiano e LC&G nel primo pomeriggio. Nakamura-san mi passa a prendere a mezzogiorno con la sua BMW e mi porta prima alla sua azienda (stampa anche Sukebe!, incredibile). Non parla uno straccio di inglese, ma è un omino simpatico e sempre sorridente, che sembra uscito da un film. 


Interno di azienda giapponese

Pranzo al volo con un paio di onigiri, e poi via verso Odaiba. Il primo impatto con il Big Sight e il Comic Market è impressionante:





Ma a parte la megacoda e il padiglione con gli stand aziendali, del Comic Market vero e proprio non vedo nulla, che ci si sposta subito verso un hotel nelle vicinanze per preparare la conferenza. Bella sala, grande come il Ducale; prove tecniche e via. Introduce la professoressa Fujimoto, che è la tipa che era nel video girato a Lucca e che avevo confuso con la Kimiwada. Più di due ore filate con l'interprete a supportarmi, un sacco di domande, complimenti e momenti imbarazzanti alla fine, con tizi vari che si presentano e addirittura mi chiedono di posare per una foto. C’è anche una buffa cosplayer vestita da Steve Jobs con tanto di iPhone gigante al seguito. Alla fine si forma uno strano gruppo, che comprende Nakamura-san e i suoi, la cosplayer, un traduttore americano alto almeno due metri e un po’ di altri tizi assortiti. Cena sempre nell’hotel, e poi ritorno ad Akihabara, stavolta in treno.


È stata una buona giornata.

Tokyo, giorno 2

Fondamentalmente, Tokyo mi piace. Per quanto non abbia bellezze architettoniche propriamente dette, né musei di particolare rilevanza se non in ottica rigorosamente nippocentrica, andando in giro c’è sempre qualcosa di interessante da vedere. La topografia complessa che invita all'esplorazione, l’alternanza di alto e basso, bello e brutto, nuovo e vecchio (non antico, che non esiste), tradizionale e (post)moderno fa sì che dietro ogni angolo ci sia sempre qualche sorpresa. I grattacieli non mancano, ma non raggiungono mai quel grado di raggelante disumanità di certe aree di Manhattan. C’è sempre qualche segno di vita, vuoi nella brulicante umanità che si rovescia nelle strade vuoi nella schizofrenica variabilità degli edifici, per cui accanto a un grattacielo nuovo di zecca c’è magari una palazzina residenziale che non c’entra apparentemente nulla, e incastrata fra i due una casupola a due piani con un ristorantino al pianterreno. Il tutto tenuto insieme dagli onnipresenti cavi a cielo aperto, che sono il vero tessuto connettivo della città. È come se il concetto di piano regolatore fosse loro sconosciuto, e qualcuno avesse detto ai giapponesi “fate un po’ come vi pare”. Eppure, nonostante il caos apparente, Tokio è anche la città più user-friendly che abbia mai visto. Funziona tutto alla perfezione, a partire dagli efficientissimi servizi di trasporto pubblici. Mi chiedo quanto ci vorrebbe perché la città collassasse se tutti gli abitanti di colpo fossero sostituiti da italiani.


Il quartiere di Asakusa mantiene il suo aspetto squisitamente retro'

La Tokio Station, realizzata in stile occidentale, è considerata una specie di monumento


Pensavo a queste cose quando me ne andavo a spasso con le due vecchie zie Kimiwada & Sunaga, che mi hanno portato in giro dopo avermi offerto un pranzo spettacolare a base di Sukiyaki, in un ristorante al trentacinquesimo piano di un palazzo con vista sul Palazzo Imperiale. Che in teoria sarebbe vietato fotografare, ma che ho ripreso con la scusa di riprendere la cameriera che preparava il Sukiyaki davanti ai nostri occhi.



Sukiyaki con veduta sul Palazzo Imperiale

Le due ziette Kimiwada & Sunaga con il sottoscritto di fronte al famoso monumento alla carota gigante

venerdì 27 dicembre 2013

Tokyo, giorno 1

Arrivato, tutto ok. Se non che il primo giorno se ne è andato in un susseguirsi di incontri e impegni che l’hanno fatto passare in un lampo. Aereo in ritardo, per via di una tempesta di neve su Zurigo. Volo altrimenti tranquillo, che ho passato dormendo o sonnecchiando, senza neanche degnare di uno sguardo la selezione di film. Il piano per minimizzare il jet lag per ora sembra funzionare.

Mi accoglie il signor Nakamura del Comic Market, che mi accompagna in auto all’hotel. Manco a dirlo il traffico è congestionato, e arrivo in ritardo al primo appuntamento della giornata, con Maiko del Japan Media Arts Festival che mi aspetta nella hall. Seguono: pranzo con Maiko e volenteroso collega, e incontro con la Commissione per gli Affari Culturali nel palazzo del Ministero della Cultura, che se non ho capito male si trova nella zona di Ueno. 

Tornato in hotel, ho giusto mezz’ora per sistemare un minimo i bagagli per poi ripartire per l’evento clou della giornata, un terrificante welcome party a sorpresa organizzato da Nakamura in una sala di un grande albergo a Shinjuku, con tanto di cartello fuori che riporta l’evento in onore di “Giovanni Russo-san”. Dentro è un via vai di personaggi variopinti: gli organizzatori del Comic Market, il CEO di una catena di negozi nerd con base ad Akihabara, professori universitari, disegnatori, doppiatori, cantanti, artisti di belle speranze, editori e chi più ne ha più ne metta. C’è anche un tizio vestito da donna che non ho ancora capito chi fosse, e incredibilmente ritrovo Simona Stanzani che ora vive qui stabilmente. Gran vorticare di biglietti da visita, col risultato che sono al primo giorno e li ho già praticamente finiti.


Torno in hotel che sono distrutto e collasso sul letto. Domani giornata relativamente più tranquilla, e spero finalmente di potermi orientare un po’.