martedì 31 dicembre 2019

Il 2019: Lione, Varsavia, Amburgo


Via, inseriamo un post anche per quest'anno, che se no pare brutto. E sì che di posti nuovi ne ho visti; ma la testa e il cuore erano altrove. Varsavia è l'orgoglio della città distrutta dai nazisti e rinata, con la città vecchia ricostruita. È la sirena, simbolo di quell'orgoglio. È il palazzo di Stalin, gemello di quello di Mosca che ho già visto. Sono Chopin e Copernico, glorie locali, ubiqui. È la qualità della vita percepita, la modernità. I monopattini, ovunque. È la zuppa servita nel pane, che ho ritrovato. Ed infine è lo splendido complesso di Wilanow, subito fuori città, che è sopravvissuto intatto alle devastazioni.











Lione è la bella città francese, più a misura di Parigi. La grande piazza, il bel duomo visto solo da fuori, il bel museo sull'ansa del Rodano (ma non ho buone foto).




Amburgo è la piazza del Rathaus, il porto sull'Elba, la Kunsthalle con bella roba antica e moderna, anche italiana (Segantini), e soprattutto con Caspar David Friedrich, il cui Mare di ghiaccio, quasi astratto, mi ha colpito molto di più del più celebre Viandante sul mare di nebbia.




giovedì 20 settembre 2018

Macao


Chissà come (ma so come), chissà perché (ma so perché), Macao mi era rimasta nei tasti. E ovviamente scrivo queste righe nel momento meno adatto, quando avrei ben altro da fare e al tempo stesso il disperato bisogno di fare altro. Macao è l'aliscafo usato per raggiungerla da Hong Kong, dopo una lunga attesa per il maltempo; è la pioggia che mi accoglie con una breve ma intensa tempesta tropicale; è l'incredibile angolo di Portogallo trapiantato in piena Asia; è la facciata della Cattedrale di San Paolo, rimasta in piedi come uno scheletro bruciato dopo l'incendio che ha distrutto la chiesa, simbolo plastico di un colonialismo avvizzito come un ramo secco. Sono i simboli cinesi e cristiani incisi sulla facciata, è il fiume di gente che vi si dirige, è il senso della storia, passato e presente, che si respira da queste parti. È il nuovo battito del mondo. È anche la pacchianeria ingenua di questo mondo nuovo, i casinò dalle forme improbabili, la grandeur di ponti ciclopici che corrono sul mare, mentre da noi i ponti crollano, i simboli del boom italiano si sgretolano.









domenica 7 gennaio 2018

Hong Kong, giorno 2

Percorro Kowloon a piedi, fino alla torre dell'orologio coloniale. Prendo il battello, ed eccomi su Hong Kong Island. Lo spettacolo dei suoi grattacieli è impressionante, costruiti intorno a vestigia di architettura coloniale quasi anacronistiche ma meno intrinsecamente fuori posto delle chiese finto-gotiche di NY. Dopo una visita al centro del fumetto, vado per la vera, grande attrazione: il panorama dal Victoria Peak. Salgo con la funicolare dopo una buona oretta d'attesa, e attendo il tramonto. Al netto delle foto venute male, impressive.









Hong Kong, giorno 1

Hong Kong mi accoglie con aspetti contrastanti. Nel viaggio dall'aeroporto all'hotel si succedono visioni quasi incongrue: la natura subtropicale, il mare tutto promontori e isolette, palazzoni enormi e all'apparenza disabitati che sembrano sorgere dalla natura stessa, ponti ciclopici, giganteschi lavori di costruzione, il porto come unico segno di una qualche vita industriale, con migliaia di container multicolori ma stranamente con nessuna presenza umana in vista. Tant'è che mi comincio a chiedere, sgomento come solo a New York, se viva qualcuno in questi luoghi al tempo stesso benedetti e dimenticati da Dio. Poi finalmente si entra nella città vera e propria e si respira tutta un'altra aria. I palazzoni anonimi diventano i grattacieli di Hong Kong Island, stretti fra un mare blu davanti e uno verde dietro, e proprio per questo a una prima impressione meno arroganti di quelli di New York. Poi si entra a Kowloon, dove ho l'hotel, e la parte popolare della città finalmente si palesa, piena di gente, di traffico, di insegne al neon che sembrano di un'altra epoca, di incredibili ponteggi di bambù, di strade strette e vicoletti, dimostrazione plastica che lo spazio da queste parti è un lusso. Viene facile pensare che in un posto così, compresso in un fazzoletto di terra stretto fra mare e natura incontaminata, moderno e di un vecchio che sembra quasi antico, che ostenta affiancate ricchezza e anima popolare, possa accadere di tutto, dai gangster di John Woo alla fantascienza in stile Blade Runner. Per oggi è anche troppo, mi limito a collassare.





Finalmente, le Fiandre

Finalmente, dopo tante volte a Bruxelles senza muovere un passo, le Fiandre.
Il paesaggio piatto rende intimamente necessari i belfort, che svettano ovunque. Non sono abituato a un paesaggio del genere, col cielo più vasto della terra, senza monti o colline a fare da quinta ad ogni vista. Da noi qualcosa di simile lo si può sperimentare giusto in Pianura Padana: mi viene in mente il Torrazzo di Cremona, che, analogamente, fa da punto di riferimento artificiale in un paesaggio che di naturali non ne presenta alcuno.

Gant è la cattedrale di San Bavone e Van Eyck, soprattutto il polittico dell'Agnello mistico, capolavoro della pittura fiamminga.



Bruges è il centro più turistico, ma propone le splendide torri civili e religiose, l'orgoglio mercantil-comunale delle corporazioni, Michelangelo e Hans Memling.






E poi Anversa la barocca, con una cattedrale gotica che è un capolavoro e Rubens. Mio Dio, Rubens.




venerdì 7 luglio 2017

Corea 2017, parte 2

E anche questi giorni sono scorsi via veloci. È l’Asia più comprensibile e forse meno affascinante, ma ci sono delle cose della Corea che mi piacciono molto e che mi ha fatto piacere ritrovare. Il cibo piccante, le bacchette e i bicchieri di metallo, i pavimenti in legno, le auto lunghe e filanti (no, quelle non mi piacciono davvero: troppo uguali), gli stupidi autobus con interni da mille e una notte, il Wi-Fi ovunque, il verde pallido del celadon, i palazzi imperiali e, soprattutto, il carattere schietto della gente. Poi restano il caldo infernale di questi monsoni anticipati e la città modernissima ma anonima, eccetto per alcuni degli edifici più brutti che abbia mai visto. Ci si può stare.


lunedì 3 luglio 2017

Seoul 2017

I viaggio è sempre lungo, ma vista la quantità di cose che abbiamo in ballo qui, ormai Seoul sembra quasi dietro casa. Di diverso stavolta c'è una bordata di pioggia monsonica associata a un'afa insopportabile.


C'è però chi ha ancora voglia di ridere.


E mi ci aggiungo anch'io, che ho mangiato il bibimbap in ristorante stellato fatto così: