venerdì 25 luglio 2014

Ginevra, CERN

Ginevra magari no, ma CERN, perdio, sì. 


Fresco di Higgs, luogo natale del web, fucina di premi Nobel, al centro dell’immaginario collettivo anche per libracci come Angeli e demoni, serie cult come Big Bang Theory o serie anime come Steins;Gate, ingresso del mitico tunnel per neutrini che conduce al Gran Sasso (rotfl), il CERN è la punta di diamante mondiale nella fisica delle particelle. L’LHC, un anello di 27 chilometri che corre sotto le campagne al confine fra Svizzera e Francia, è un autentico prodigio di tecnologia: un tubo di magneti superconduttori pieni di elio superfluido, capace di accelerare protoni fino a 14 TeV, quando opererà a piena potenza. 


Ho visitato il CMS, uno dei due rivelatori principali, complementare ad Atlas. Ho evacuato in fretta e furia il CMS a seguito di un allarme in stile film americano. Ho assaggiato l’atmosfera del campus, con migliaia di giovani scienziati da ogni parte del mondo, fra cui moltissimi italiani. Ho pranzato nella stessa mensa con loro e con Carlo Rubbia. Ho provato di nuovo il fascino dell’ignoto, e l’orgoglio di essere italiano ed europeo. In tempi di Europa matrigna, il CERN è un esempio concreto di cosa potrebbe essere la cooperazione europea. E fosse solo per questo, dovrebbero visitarlo tutti, anche chi non ha la minima idea di cosa sia un bosone.