Ginevra magari no, ma CERN, perdio, sì.
Fresco di Higgs, luogo
natale del web, fucina di premi Nobel, al centro dell’immaginario collettivo
anche per libracci come Angeli e demoni,
serie cult come Big Bang Theory o
serie anime come Steins;Gate, ingresso
del mitico tunnel per neutrini che conduce al Gran Sasso (rotfl), il CERN è la punta
di diamante mondiale nella fisica delle particelle. L’LHC, un anello di 27
chilometri che corre sotto le campagne al confine fra Svizzera e Francia, è un autentico
prodigio di tecnologia: un tubo di magneti superconduttori pieni di elio
superfluido, capace di accelerare protoni fino a 14 TeV, quando opererà a piena
potenza.
Ho visitato il CMS, uno dei due rivelatori principali, complementare
ad Atlas. Ho evacuato in fretta e furia il CMS a seguito di un allarme in stile
film americano. Ho assaggiato l’atmosfera del campus, con migliaia di giovani
scienziati da ogni parte del mondo, fra cui moltissimi italiani. Ho pranzato
nella stessa mensa con loro e con Carlo Rubbia. Ho provato di nuovo il fascino
dell’ignoto, e l’orgoglio di essere italiano ed europeo. In tempi di Europa
matrigna, il CERN è un esempio concreto di cosa potrebbe essere la cooperazione
europea. E fosse solo per questo, dovrebbero visitarlo tutti, anche chi non ha
la minima idea di cosa sia un bosone.