Percorro
Kowloon a piedi, fino alla torre dell'orologio coloniale. Prendo il battello,
ed eccomi su Hong Kong Island. Lo spettacolo dei suoi grattacieli è
impressionante, costruiti intorno a vestigia di architettura coloniale quasi
anacronistiche ma meno intrinsecamente fuori posto delle chiese finto-gotiche
di NY. Dopo una visita al centro del fumetto, vado per la vera, grande
attrazione: il panorama dal Victoria Peak. Salgo con la funicolare dopo una
buona oretta d'attesa, e attendo il tramonto. Al netto delle foto venute male,
impressive.
domenica 7 gennaio 2018
Hong Kong, giorno 1
Hong
Kong mi accoglie con aspetti contrastanti. Nel viaggio dall'aeroporto all'hotel
si succedono visioni quasi incongrue: la natura subtropicale, il mare tutto
promontori e isolette, palazzoni enormi e all'apparenza disabitati che sembrano
sorgere dalla natura stessa, ponti ciclopici, giganteschi lavori di
costruzione, il porto come unico segno di una qualche vita industriale, con
migliaia di container multicolori ma stranamente con nessuna presenza umana in
vista. Tant'è che mi comincio a chiedere, sgomento come solo a New York, se
viva qualcuno in questi luoghi al tempo stesso benedetti e dimenticati da Dio.
Poi finalmente si entra nella città vera e propria e si respira tutta un'altra
aria. I palazzoni anonimi diventano i grattacieli di Hong Kong Island, stretti
fra un mare blu davanti e uno verde dietro, e proprio per questo a una prima
impressione meno arroganti di quelli di New York. Poi si entra a Kowloon, dove
ho l'hotel, e la parte popolare della città finalmente si palesa, piena di
gente, di traffico, di insegne al neon che sembrano di un'altra epoca, di
incredibili ponteggi di bambù, di strade strette e vicoletti, dimostrazione
plastica che lo spazio da queste parti è un lusso. Viene facile pensare che in
un posto così, compresso in un fazzoletto di terra stretto fra mare e natura
incontaminata, moderno e di un vecchio che sembra quasi antico, che ostenta
affiancate ricchezza e anima popolare, possa accadere di tutto, dai gangster di
John Woo alla fantascienza in stile Blade Runner. Per oggi è anche troppo, mi
limito a collassare.
Finalmente, le Fiandre
Finalmente, dopo
tante volte a Bruxelles senza muovere un passo, le Fiandre.
Il paesaggio piatto
rende intimamente necessari i belfort, che svettano ovunque. Non sono abituato
a un paesaggio del genere, col cielo più vasto della terra, senza monti o
colline a fare da quinta ad ogni vista. Da noi qualcosa di simile lo si può
sperimentare giusto in Pianura Padana: mi viene in mente il Torrazzo di
Cremona, che, analogamente, fa da punto di riferimento artificiale in un
paesaggio che di naturali non ne presenta alcuno.
Gant è la cattedrale
di San Bavone e Van Eyck, soprattutto il polittico dell'Agnello mistico,
capolavoro della pittura fiamminga.
Bruges è il centro
più turistico, ma propone le splendide torri civili e religiose, l'orgoglio
mercantil-comunale delle corporazioni, Michelangelo e Hans Memling.
E poi Anversa la
barocca, con una cattedrale gotica che è un capolavoro e Rubens. Mio Dio,
Rubens.
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