Arrivato a Kyoto, ritardo a parte tutto bene. E ci si
accorge subito che, rispetto a Tokyo, è tutta un’altra storia. La città
è decisamente più a misura d’uomo, gli edifici sono più bassi, le strade la
sera non sono illuminate a giorno da schermi giganteschi, in giro c’è molta
meno gente (è una città da circa un milione e mezzo di abitanti, ma rispetto ai
più di 13 di Tokyo è poco più di un paesello). Ma la differenza che salta più
all'occhio, rispetto alla topografia labirintica di Tokyo, è la pianta
rigorosamente geometrica, squadrata come un castrum romano. La topografia è
rimasta invariata nei secoli, con gli edifici nuovi che man mano sostituivano i
vecchi, col risultato che, di primo acchito, per le strade l’aria generale che
tira è quella di una metropoli moderna, non di una città storica. Basta poco per
ricredersi. A punteggiare tutto il tessuto urbano e i dintorni di Kyoto c’è un
numero incredibile di templi, santuari e altri edifici di interesse storico. Si
parla di qualcosa come 1600 templi buddisti e svariate centinaia di santuari
shintoisti, un’infinità che non basterebbe un mese per esaurire, altro che
cinque giorni. Al di là dell’aspetto religioso, si tratta di un patrimonio
artistico enorme. L’architettura è di ascendenza cinese, ma l’arte tutta
giapponese di costruire un equilibrio perfetto fra natura e architettura è qui portata
all'estremo. In breve, Kyoto è una sequenza infinita di scorci meravigliosi.
Ma il primo impatto ce l’ho non con un tempio, ma con il
castello di Nijo, costruito dall'unificatore del Giappone Ieyasu Tokugawa e
patrimonio dell’umanità sancito dall'UNESCO.
Al pomeriggio divagazione professionale, con visita al Museo
del Manga, esempio sopraffino di come dovrebbe essere organizzato un museo
nazionale del fumetto, altro che quella minchiata che abbiamo noi a Lucca.
Ma l’emozione principale arriva la sera, quando faccio una
passeggiata nei giardini dove un tempo sorgeva il palazzo imperiale Heian,
quello di Murasaki, quello di Sei Shonagon, quello che fa da sfondo alle
avventure dello splendente principe Genji. Chi non l’ha letto non può capire.
Uffa! Lo avevo già scritto un commento e mi è sparito.Dicevo che è tutto bello,ma non come Lucca,però.Vediamo se te ne arriva uno o due di commenti!
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