mercoledì 20 agosto 2014

Seul, giorno 7

È lunedì, e come accade in Italia è quasi tutto chiuso, comprese le attrazioni turistiche. Una delle poche aperte è il Seoul Art Center, gigantesco complesso dedicato alle arti situato nell'area meridionale di questa sterminata città. L’arte è ormai globale, e non mi stupisco affatto di trovare a Seul esposizioni dedicate a Munch o a una specie di summa dell’arte moderna, dagli impressionisti fino ai contemporanei. Scelgo quest’ultima, ed in effetti i nomi ci sono un po’ tutti, con qualche scelta inusuale e opere non proprio famosissime. Tutto sommato interessante.

Più tardi Gino propone di uscire da Seul, ancora in direzione sud. Ci dirigiamo in macchina verso un tempio buddista fuori città, immerso in colline boscose che ricordano il paesaggio della nostra mediavalle, pur con alberi e rumori diversi. Prima di arrivare ci fermiamo a mangiare in un ristorantino rurale, in una vecchia casa tradizionale, tutta in legno con corte centrale. Buono il cibo, ma soprattutto bella l’atmosfera, quasi da vecchio film.


Il tempio è molto suggestivo. Non ha la grandeur dei templi urbani (che qui non ho ancora visto, mentre è pieno di chiese ovunque) che ho visto in Giappone, non è un’attrazione turistica, ma un vero luogo di raccoglimento in cui si viene a pregare. Il tempio, composto da un edificio principale circondato da tempietti minori, è sovrastato da un’enorme statua di Budda disteso, tutta fatta di sassi colorati. I colori del tempio, rosso, verde e blu, insieme a quelli squillanti delle lanterne, si fondono alla perfezione col verde dei monti e il grigio plumbeo del cielo piovigginoso. È fresco, l’atmosfera è silenziosa e raccolta e si sta molto bene.







Di rientro a Seul, passiamo finalmente da Gangnam, la parte più nuova e luccicante, tutta grattacieli ultramoderni, schermi giganti, centri commerciali enormi, auto di lusso, marchi alla moda. È il quartiere consacrato su scala mondiale da quel ciccione insopportabile di Psy, che con la sua Gangnam Style ha bonariamente preso in giro, ma in realtà celebrato, la vita superficiale di questa Seul edonista.




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