Ed eccoci dunque, di nuovo, al Comic Market. In realtà si
tratta di un’edizione speciale (il Comic Market Special, per l’appunto), che
ogni cinque anni si aggiunge alle due edizioni annuali. Molto più piccolo di
quello regolare, e per questo esplorabile senza il soverchiante senso di
spaesamento che caratterizza il fratello maggiore, resta comunque molto
interessante. Anche perché stavolta resto due giorni, e posso osservare
l’impressionante cambio di popolazione fra il primo e il secondo, con
un’inversione di genere pressoché totale. Passare dal porno più esplicito allo
yaoi, spesso non meno spinto, è un cambiamento che sorprende anche chi, come
me, era preparato e se lo aspettava. La presenza di un interprete, poi,
stavolta ha reso possibile un’esplorazione molto più dettagliata. Resto
comunque dell’idea che è soprattutto un interessante fenomeno sociale. E a
parte il fatto, tutt’altro che trascurabile, che si tratta delle fondamenta
dell’intera costruzione del manga giapponese, non esprime in sé rilevanti
valori culturali. In questo senso i paragoni con i festival occidentali, Lucca in
primis, non hanno né avevano il minimo senso.
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