Giorno zero: arrivato, cenato, crollato a letto. Alla fine
il ricordo principale della giornata è la Siberia vista dall’alto di un cielo
tersissimo, illuminata dalla luce irreale dell’alba. E la sensazione quasi
sgomenta di essere davvero lassù, in un fragile guscio in volo in mezzo al
nulla, a chilometri e chilometri di altezza.
Che bel panorama
Il primo giorno è stato pressoché completamente assorbito
dai lavori della tavola rotonda nerd che era uno dei motivi principali della
mia presenza qui, con relativo party finale. Gran turbinio di biglietti da
visita, un po’ di facce note riviste (fra cui il sempre vulcanico Nakamura-san),
qualche nuova conoscenza interessante.
La sera, giretto nei dintorni dell’hotel, che è proprio
accanto alla Makuhari Messe, centro fieristico fuori Tokyo, nella prefettura di
Chiba. È una zona congressuale modernissima ma senza mota personalità, anche se
non ancora ai livelli alienanti di Odaiba. E un po’ di vita infine si trova,
intorno alla stazione: dopo un breve tour esplorativo di una sala giochi Sega,
con zona dedicata ai vecchietti che giocano ai cavalli e quella kawaii per
ragazzine con gli stand per farsi le fotine pucciose, ci infiliamo in un finto
pub inglese pieno di salaryman in libera uscita, reso più autentico dalla
presenza di autentici inglesi ubriachi con i quali ci intratteniamo amabilmente
per un po’, ché evidentemente morivano dalla voglia di trovare altri stranieri
con cui discutere di pallone e di figa, i sacri argomenti di ogni pub che si
rispetti. Rinfrancati da questa botta di realtà, si ritorna in hotel sperando che
il jet lag ci lasci dormire.
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