martedì 2 giugno 2015

Le tombe dei Ming e la Grande Muraglia

Oggi giornata di tour, con altri stranieri raccattati per tutti i grandi hotel di Pechino. Si comincia dalle tombe dei Ming, una cittadella funeraria a nord della città dove è sepolta tutta la dinastia. Visitiamo la tomba del fondatore, la più imponente. Dopo un ingresso monumentale, preceduto da una via sacra con gigantesche statue di animali, si erge un tozzo torrione che domina il panorama circostante, con i tipici alberi contorti che si vedono spesso nei dipinti cinesi, che scopro con soddisfazione esistere davvero e non essere solo un’invenzione artistica. Nel torrione, una gigantesca stele celebra l’imperatore. La tomba vera e propria in realtà è interrata nella collina sottostante, e a quel che dice la guida non è mai stata aperta, per il rispetto che le culture orientali portano verso i defunti, ma anche per non correre il rischio di rovinare irrimediabilmente l’interno con un afflusso incontrollato di ossigeno. La guida ci spiega anche che la tomba è perfettamente allineata con l’asse centrale della Città Proibita, quello riservato all’imperatore, e ci fa notare che anche Mao è sepolto lungo lo stesso asse, ad ulteriore dimostrazione della volontà di legittimazione della dinastia comunista.




Ce ne andiamo dalla tomba passando sotto il portale con due Pi Xiu che si affrontano, animali mitologici popolarissimi che garantiscono prosperità grazie alla loro capacità di assorbire ricchezza all’infinito senza rilasciarla mai perché… non hanno buco del culo! In questo caso i due Pi Xiu non sono rivolti verso l’esterno, a richiamare ricchezza, ma disposti in modo da mantenere la ricchezza della tomba al suo interno, una sorta di protezione magica contro i tombaroli.


Dopo la cittadella Ming, pausa pranzo presso un ristorante statale annesso a una fabbrica che lavora la giada, con souvenir certificati in vendita e pezzi incredibili in esposizione. Compro una sfera Drago-Fenice, un talismano per la felicità di tutta la famiglia, tre sfere intagliate una dentro l’altra a partire da un unico blocco di giada. E poi via per la Grande Muraglia.


La Grande Muraglia è qualcosa di incredibile, che va vista dal vivo per essere compresa a pieno. Nonostante quello di Badaling sia solo un tratto, per quanto molto scenografico, l’impressione di questa muraglia che si perde all’infinito, seguendo le asperità del terreno, sui denti seghettati e irregolari delle montagne, su e giù, giù e su, a volte ripidissima, con le torri di guardia che si inerpicano come navi sulle onde di un mare in tempesta, è fortissima.
Da una parte la Cina, dall’altra la Mongolia; da una parte gli stanziali, dall’altra i nomadi; da una parte la civiltà, dall’altra i barbari: servono forse altre suggestioni? Storicamente non è mai servita a gran che, ma come simbolo parla forte e chiaro ancora oggi.

E poi c’è la fauna umana: un mare di turisti, colorati, variopinti, amichevoli, sempre pronti a chiedere una foto in compagnia dell’esotico straniero. E davvero questa è stata anche l’occasione migliore per osservare da vicino la nascente classe media cinese, così inaspettatamente simile a noi da fare impressione. La stanchezza del viaggio si fa sentire a livelli estremi, ma quando mi ricapita? Decido di mettermi in marcia dalla torre più vicina alla successiva, e comincio a inerpicarmi come tutti gli altri, su e giù, onda e risacca, cresta e rimbalzo, e via, e via. La fatica inaspettata mi scolpisce in corpo un ultimo, indelebile ricordo.


Mongolia 



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