La trasferta giapponese è passata in giornate dense come la
colla, senza che abbia potuto documentare gran che. C’è stato molto da fare,
sempre in giro fra impegni e appuntamenti; in più, la presenza di compagni di
viaggio dall’Italia e dall’estero ha dato alle serate un’inedita dimensione
sociale. È stata una trasferta molto stancante, ma interessante a livello
professionale e molto divertente a livello personale. Mi resteranno nella
memoria l’onsen all’hotel di Makuhari, il delirio dentro lo Shibuya 109 (che
conferma ampiamente tutto quanto letto in giro), le bevute con i compari di Angoulême,
le performance di quella vecchia volpe di Nakamura-san, e soprattutto questo:
Abbiamo avuto la fortuna di essere in Giappone per l’hanami,
la fioritura degli alberi di ciliegio che esprime le radici più profonde del
senso estetico giapponese: la bellezza come evento effimero, da contemplare e
festeggiare insieme. Ne abbiamo visto un primo assaggio al parco di Ueno, con
torme di giapponesi allegri se non alticci ad effettuare il tradizionale picnic
sotto gli alberi.
Ma andando in giro per Tokyo abbiamo assistito a una ben più
spettacolare esibizione vicino all’Istituto Italiano di Cultura:
E poi ancora in notturna, lungo un canale, a un party
improvvisato in cui ho conosciuto il mangaka Atsushi Kaneko.
Spero che, quando passerò da Tokyo per un’ultima mezza
giornata bonus, ci siano ancora.
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