Dopo la giornata tranquilla di ieri, oggi ho recuperato
macinando un discreto numero di chilometri. Col Topkapi che continua a
sfuggirmi, chiuso per il secondo giorno consecutivo, ripiego sui vicini musei
archeologici. Ospitano una collezione enorme, con reperti provenienti non solo
dall’Anatolia ma da tutte le regioni che componevano l’impero Ottomano, inclusi
Egitto e Mesopotamia. Ci sono anche i reperti di Troia, e fa una certa
impressione ricondurre il mito alla realtà archeologica. I criteri espositivi
non sono dei migliori, ma il materiale esposto è di grandissima qualità.
Il pomeriggio è stata la volta della bellissima moschea di
Solimano, capolavoro di Sinan e probabilmente il più bell’edificio di Istanbul,
almeno fra quelli visti finora. Era il momento che aspettavo, e non mi ha
deluso. L’esterno è vigoroso e potente, l’interno di una perfezione formale da
togliere il fiato. Partendo dal modello di Santa Sofia, una grande aula con cupola
centrale attorniata da semicupole, Sinan lo porta a un livello di equilibrio ed
armonia senza precedenti. Santa Sofia appare maestosa e solenne, in questo
decisamente medioevale, mentre la moschea di Solimano fa un’impressione molto
diversa, nettamente rinascimentale: e di vero rinascimento ottomano si può
parlare, in equilibrio delicatissimo fra naturalezza raggiunta quasi senza
sforzo e solidissimo controllo intellettuale.
Interessante notare come la posizione
leggermente più defilata rispetto a Santa Sofia e ai suoi annessi immediati
(Topkapi, moschea Blu, cisterna), provochi un crollo verticale nel numero di
turisti, e questo va a tutto vantaggio dell’atmosfera. Solimano il Magnifico,
che portò l’impero Ottomano al suo apogeo, è sepolto qui, e subito fuori dal
recinto della moschea c’è anche la tomba dello stesso Sinan, a cui rendo il
doveroso omaggio.
Scendo poi verso il ponte di Galata, che attraversa la
affollatissime acque del Corno d’Oro, e mi dirigo verso l’omonima torre, costruita
dai genovesi e uno degli edifici più caratteristici di Istanbul, da cui si gode
del più bel panorama della città. E mentre sono su, con Santa Sofia e le
moschee da un lato e i grattacieli dall’altro, tutti i muezzin di Istanbul cominciano
il loro canto, che si fonde in una suggestiva cacofonia.
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