Oggi giornata di tour, con altri stranieri raccattati per
tutti i grandi hotel di Pechino. Si comincia dalle tombe dei Ming, una cittadella
funeraria a nord della città dove è sepolta tutta la dinastia. Visitiamo la
tomba del fondatore, la più imponente. Dopo un ingresso monumentale, preceduto
da una via sacra con gigantesche statue di animali, si erge un tozzo torrione che
domina il panorama circostante, con i tipici alberi contorti che si vedono
spesso nei dipinti cinesi, che scopro con soddisfazione esistere davvero e non essere
solo un’invenzione artistica. Nel torrione, una gigantesca stele celebra l’imperatore.
La tomba vera e propria in realtà è interrata nella collina sottostante, e a quel che dice la
guida non è mai stata aperta, per il rispetto che le culture orientali portano
verso i defunti, ma anche per non correre il rischio di rovinare
irrimediabilmente l’interno con un afflusso incontrollato di ossigeno. La guida
ci spiega anche che la tomba è perfettamente allineata con l’asse centrale
della Città Proibita, quello riservato all’imperatore, e ci fa notare che anche
Mao è sepolto lungo lo stesso asse, ad ulteriore dimostrazione della volontà di
legittimazione della dinastia comunista.



Ce ne andiamo dalla tomba passando sotto il portale con due
Pi Xiu che si affrontano, animali mitologici popolarissimi che garantiscono
prosperità grazie alla loro capacità di assorbire ricchezza all’infinito senza rilasciarla
mai perché… non hanno buco del culo! In questo caso i due Pi Xiu non sono
rivolti verso l’esterno, a richiamare ricchezza, ma disposti in modo da
mantenere la ricchezza della tomba al suo interno, una sorta di protezione
magica contro i tombaroli.
Dopo la cittadella Ming, pausa pranzo presso un ristorante
statale annesso a una fabbrica che lavora la giada, con souvenir certificati in
vendita e pezzi incredibili in esposizione. Compro una sfera Drago-Fenice, un
talismano per la felicità di tutta la famiglia, tre sfere intagliate una dentro
l’altra a partire da un unico blocco di giada. E poi via per la Grande
Muraglia.
La Grande Muraglia è qualcosa di incredibile, che va vista dal
vivo per essere compresa a pieno. Nonostante quello di Badaling sia solo un
tratto, per quanto molto scenografico, l’impressione di questa muraglia che si
perde all’infinito, seguendo le asperità del terreno, sui denti seghettati e
irregolari delle montagne, su e giù, giù e su, a volte ripidissima, con le
torri di guardia che si inerpicano come navi sulle onde di un mare in tempesta,
è fortissima.
Da una parte la Cina, dall’altra la Mongolia; da una parte
gli stanziali, dall’altra i nomadi; da una parte la civiltà, dall’altra i
barbari: servono forse altre suggestioni? Storicamente non è mai servita a gran
che, ma come simbolo parla forte e chiaro ancora oggi.
E poi c’è la fauna umana: un mare di turisti, colorati, variopinti,
amichevoli, sempre pronti a chiedere una foto in compagnia dell’esotico
straniero. E davvero questa è stata anche l’occasione migliore per osservare da
vicino la nascente classe media cinese, così inaspettatamente simile a noi da
fare impressione. La stanchezza del viaggio si fa sentire a livelli estremi, ma
quando mi ricapita? Decido di mettermi in marcia dalla torre più vicina alla
successiva, e comincio a inerpicarmi come tutti gli altri, su e giù, onda e risacca,
cresta e rimbalzo, e via, e via. La fatica inaspettata mi scolpisce in corpo un
ultimo, indelebile ricordo.
Mongolia