venerdì 20 giugno 2014

Gerusalemme, giorno 3

Può bastare mezza giornata a Gerusalemme, con camera e microfoni al seguito, per rendersi davvero conto di cosa rappresenti questa città? Sicuramente no, ma l’impatto è stato forte lo stesso. 


Mi aspettavo un’atmosfera mistica, ieratica, solenne, un po’ come ad Assisi, ma mi sono trovato di fronte a qualcosa di completamente diverso. Il fatto è che nello spazio ristrettissimo della Città Vecchia sono compresi i siti sacri di tre religioni diverse, tutti meta di un pellegrinaggio continuo; e il pellegrinaggio per sua natura porta con sé una frenesia, un’aspettativa e un’eccitazione che non ho visto ad Assisi, ma che qui si respirano nell'aria e rendono l’atmosfera elettrica. Il vivacissimo mercato contribuisce all'atmosfera complessiva, che è vociante, mossa, colorata, profumata di spezie e di frutta fresca. 




Il Muro, nella sua nuda essenzialità, nel rapporto personale che instaura coi fedeli è quanto di più vicino a un’autentica esperienza mistica, indubbiamente un simbolo potentissimo. La cupola della Roccia mi suscita più che altro un interesse architettonico e artistico: di ascendenza bizantina, è il primo di una lunga serie di eccezionali monumenti architettonici che hanno reso unica e straordinaria la civiltà islamica, prima che si chiudesse in stanche ripetizioni del passato. È un peccato che l’area fosse chiusa, e ho potuto ammirare lo splendore delle maioliche azzurre e lo sfavillio dell’oro sui tetti solo da lontano. 


Ancora diverso il caso della Basilica del Santo Sepolcro. Incassata fra le case, è un edificio architettonicamente composito, relativamente modesto, di base risalente ai crociati ma con evidenti rimaneggiamenti successivi. Contiene le ultime stazioni della Via Dolorosa, ma la fondatezza storica del posizionamento sul luogo di morte, sepoltura e resurrezione di Gesù è frutto di tradizione e probabilmente dubbia. Come monumento commemorativo, tuttavia, svolge egregiamente il proprio dovere. 


Dentro, le varie confessioni cristiane si affiancano nella gestione dell’edificio sacro, guardandosi, pare, un po’ in cagnesco. Quello che viene tradizionalmente identificato col sepolcro di Cristo si trova nell'ala sinistra, in una cappella circolare di pertinenza dei greco-ortodossi. È la famosa rotonda del Santo Sepolcro, servita da modello per numerose chiese crociate sparse per l’Europa. Di nuovo mi rendo conto che mi trovo nell'epicentro di onde fortissime che si propagano nello spazio e nel tempo. Per millenni la cristianità, che poi ha finito per coincidere in gran parte con il mondo occidentale, ha guardato a Gerusalemme come a un miraggio. Per millenni storie accadute in questi luoghi sono state raccontate e rappresentate in ogni modo possibile. Tutta la pittura italiana, per fare un esempio a me storicamente e geograficamente vicino, si è evoluta raccontando queste storie, sacre o meno che le si ritenga. E poi la Gerusalemme Liberata e Goffredo di Buglione; le crociate e i paladini di Francia; le immagini del vecchio testamento magistralmente interpretate da Rembrandt; il Noè di Bellini e la Susanna di Tintoretto; le innumerevoli annunciazioni, natività, crocifissioni, deposizioni, creazioni, cacciate dal Paradiso che ho visto in vita mia. A questa terra, all'ebraismo, alla Bibbia con vecchio e nuovo testamento, paghiamo tutti un debito di riconoscenza enorme, che si creda o meno. E le onde che si irradiano da questi luoghi, tanto più forti quanto più ci si allontana da essi, travolgono con la loro forza inarrestabile anche più dei luoghi in sé.


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