Può bastare mezza giornata a Gerusalemme, con camera e
microfoni al seguito, per rendersi davvero conto di cosa rappresenti questa
città? Sicuramente no, ma l’impatto è stato forte lo stesso.
Mi aspettavo
un’atmosfera mistica, ieratica, solenne, un po’ come ad Assisi, ma mi sono
trovato di fronte a qualcosa di completamente diverso. Il fatto è che nello
spazio ristrettissimo della Città Vecchia sono compresi i siti sacri di tre
religioni diverse, tutti meta di un pellegrinaggio continuo; e il
pellegrinaggio per sua natura porta con sé una frenesia, un’aspettativa e
un’eccitazione che non ho visto ad Assisi, ma che qui si respirano nell'aria e
rendono l’atmosfera elettrica. Il vivacissimo mercato contribuisce
all'atmosfera complessiva, che è vociante, mossa, colorata, profumata di spezie
e di frutta fresca.
Il Muro, nella sua nuda essenzialità, nel rapporto
personale che instaura coi fedeli è quanto di più vicino a un’autentica
esperienza mistica, indubbiamente un simbolo potentissimo. La cupola della
Roccia mi suscita più che altro un interesse architettonico e artistico: di
ascendenza bizantina, è il primo di una lunga serie di eccezionali monumenti
architettonici che hanno reso unica e straordinaria la civiltà islamica, prima
che si chiudesse in stanche ripetizioni del passato. È un peccato che l’area
fosse chiusa, e ho potuto ammirare lo splendore delle maioliche azzurre e lo
sfavillio dell’oro sui tetti solo da lontano.
Ancora diverso il caso della
Basilica del Santo Sepolcro. Incassata fra le case, è un edificio
architettonicamente composito, relativamente modesto, di base risalente ai
crociati ma con evidenti rimaneggiamenti successivi. Contiene le ultime
stazioni della Via Dolorosa, ma la fondatezza storica del posizionamento sul
luogo di morte, sepoltura e resurrezione di Gesù è frutto di tradizione e
probabilmente dubbia. Come monumento commemorativo, tuttavia, svolge
egregiamente il proprio dovere.
Dentro, le varie confessioni cristiane si
affiancano nella gestione dell’edificio sacro, guardandosi, pare, un po’ in
cagnesco. Quello che viene tradizionalmente identificato col sepolcro di Cristo
si trova nell'ala sinistra, in una cappella circolare di pertinenza dei
greco-ortodossi. È la famosa rotonda del Santo Sepolcro, servita da modello per
numerose chiese crociate sparse per l’Europa. Di nuovo mi rendo conto che mi
trovo nell'epicentro di onde fortissime che si propagano nello spazio e nel
tempo. Per millenni la cristianità, che poi ha finito per coincidere in gran
parte con il mondo occidentale, ha guardato a Gerusalemme come a un miraggio.
Per millenni storie accadute in questi luoghi sono state raccontate e
rappresentate in ogni modo possibile. Tutta la pittura italiana, per fare un
esempio a me storicamente e geograficamente vicino, si è evoluta raccontando
queste storie, sacre o meno che le si ritenga. E poi la Gerusalemme Liberata e
Goffredo di Buglione; le crociate e i paladini di Francia; le immagini del
vecchio testamento magistralmente interpretate da Rembrandt; il Noè di Bellini
e la Susanna di Tintoretto; le innumerevoli annunciazioni, natività,
crocifissioni, deposizioni, creazioni, cacciate dal Paradiso che ho visto in
vita mia. A questa terra, all'ebraismo, alla Bibbia con vecchio e nuovo
testamento, paghiamo tutti un debito di riconoscenza enorme, che si creda o
meno. E le onde che si irradiano da questi luoghi, tanto più forti quanto più
ci si allontana da essi, travolgono con la loro forza inarrestabile anche più
dei luoghi in sé.
Nessun commento:
Posta un commento