Fondamentalmente, Tokyo mi piace. Per quanto non abbia
bellezze architettoniche propriamente dette, né musei di particolare rilevanza
se non in ottica rigorosamente nippocentrica, andando in giro c’è sempre
qualcosa di interessante da vedere. La topografia complessa che invita
all'esplorazione, l’alternanza di alto e basso, bello e brutto, nuovo e vecchio
(non antico, che non esiste), tradizionale e (post)moderno fa sì che dietro ogni angolo ci sia sempre qualche sorpresa. I grattacieli non mancano, ma non raggiungono mai quel grado di
raggelante disumanità di certe aree di Manhattan. C’è sempre qualche segno di
vita, vuoi nella brulicante umanità che si rovescia nelle strade vuoi nella
schizofrenica variabilità degli edifici, per cui accanto a un grattacielo nuovo
di zecca c’è magari una palazzina residenziale che non c’entra apparentemente
nulla, e incastrata fra i due una casupola a due piani con un ristorantino al
pianterreno. Il tutto tenuto insieme dagli onnipresenti cavi a cielo aperto,
che sono il vero tessuto connettivo della città. È come se il concetto di piano
regolatore fosse loro sconosciuto, e qualcuno avesse detto ai giapponesi “fate
un po’ come vi pare”. Eppure, nonostante il caos apparente, Tokio è anche la
città più user-friendly che abbia mai visto. Funziona tutto alla perfezione, a
partire dagli efficientissimi servizi di trasporto pubblici. Mi chiedo quanto
ci vorrebbe perché la città collassasse se tutti gli abitanti di colpo fossero
sostituiti da italiani.
Il quartiere di Asakusa mantiene il suo aspetto squisitamente retro'
La Tokio Station, realizzata in stile occidentale, è considerata una specie di monumento
Pensavo a queste cose quando me ne andavo a spasso con le due
vecchie zie Kimiwada & Sunaga, che mi hanno portato in giro dopo avermi
offerto un pranzo spettacolare a base di Sukiyaki, in un ristorante al
trentacinquesimo piano di un palazzo con vista sul Palazzo Imperiale. Che in
teoria sarebbe vietato fotografare, ma che ho ripreso con la scusa di
riprendere la cameriera che preparava il Sukiyaki davanti ai nostri occhi.
Sukiyaki con veduta sul Palazzo Imperiale
Le due ziette Kimiwada & Sunaga con il sottoscritto di fronte al famoso monumento alla carota gigante
menomale che hai cominciato a scrivere! Ero un po' in pensiero.Accipicchia che hotel! A che piano sei?Il letto è normale?Ti avevo chiesto di riscrivermi l'indirizzo per trovare il tuo blog perchè non ti trovano:me lo riscrivi? Stai bene fra le due ziette,ma chi sono?
RispondiEliminaBUON FINE ANNO E BUON ANNO NUOVO!
RispondiEliminaSettimo piano, e letto normale. L'indirizzo te l'ho messo nel commento sotto quello in cui me lo chiedevi, al post precedente.
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