martedì 31 dicembre 2013

Tokyo, giorno 2

Fondamentalmente, Tokyo mi piace. Per quanto non abbia bellezze architettoniche propriamente dette, né musei di particolare rilevanza se non in ottica rigorosamente nippocentrica, andando in giro c’è sempre qualcosa di interessante da vedere. La topografia complessa che invita all'esplorazione, l’alternanza di alto e basso, bello e brutto, nuovo e vecchio (non antico, che non esiste), tradizionale e (post)moderno fa sì che dietro ogni angolo ci sia sempre qualche sorpresa. I grattacieli non mancano, ma non raggiungono mai quel grado di raggelante disumanità di certe aree di Manhattan. C’è sempre qualche segno di vita, vuoi nella brulicante umanità che si rovescia nelle strade vuoi nella schizofrenica variabilità degli edifici, per cui accanto a un grattacielo nuovo di zecca c’è magari una palazzina residenziale che non c’entra apparentemente nulla, e incastrata fra i due una casupola a due piani con un ristorantino al pianterreno. Il tutto tenuto insieme dagli onnipresenti cavi a cielo aperto, che sono il vero tessuto connettivo della città. È come se il concetto di piano regolatore fosse loro sconosciuto, e qualcuno avesse detto ai giapponesi “fate un po’ come vi pare”. Eppure, nonostante il caos apparente, Tokio è anche la città più user-friendly che abbia mai visto. Funziona tutto alla perfezione, a partire dagli efficientissimi servizi di trasporto pubblici. Mi chiedo quanto ci vorrebbe perché la città collassasse se tutti gli abitanti di colpo fossero sostituiti da italiani.


Il quartiere di Asakusa mantiene il suo aspetto squisitamente retro'

La Tokio Station, realizzata in stile occidentale, è considerata una specie di monumento


Pensavo a queste cose quando me ne andavo a spasso con le due vecchie zie Kimiwada & Sunaga, che mi hanno portato in giro dopo avermi offerto un pranzo spettacolare a base di Sukiyaki, in un ristorante al trentacinquesimo piano di un palazzo con vista sul Palazzo Imperiale. Che in teoria sarebbe vietato fotografare, ma che ho ripreso con la scusa di riprendere la cameriera che preparava il Sukiyaki davanti ai nostri occhi.



Sukiyaki con veduta sul Palazzo Imperiale

Le due ziette Kimiwada & Sunaga con il sottoscritto di fronte al famoso monumento alla carota gigante

3 commenti:

  1. menomale che hai cominciato a scrivere! Ero un po' in pensiero.Accipicchia che hotel! A che piano sei?Il letto è normale?Ti avevo chiesto di riscrivermi l'indirizzo per trovare il tuo blog perchè non ti trovano:me lo riscrivi? Stai bene fra le due ziette,ma chi sono?

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  2. Settimo piano, e letto normale. L'indirizzo te l'ho messo nel commento sotto quello in cui me lo chiedevi, al post precedente.

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